Storia dell'Isola di Ponza

La storia dell’Isola di Ponza deve necessariamente essere ricollegata alle origini dell’Arcipelago Pontino collocabili tra fine del Terziario e il Quaternario antico (500.0000 anni fa) come attestano gli studi geologici delle rocce e dei depositi condotte nel corso degli anni, grazie ai quali è stato possibile scoprire fenomeni vulcanici tra loro collegati.

I primi insediamenti umani sull’isola, mentre, risalgono all’Età del Bronzo Antico e al Neolitico (5.000 – 2.000 a.C.), a testimonianza di ciò ci sono villaggi di capanne e reperti ceramici ed utensili in ossidiana, scura roccia vetrosa, ivi trasportata dall’isola di Palmarola.

Nel periodo compreso tra il XII e l’ XI secolo a.C. ,  questa terra fu conosciuta dai Fenici, durante le tappe intermedie dei loro viaggi, ma soprattutto dopo aver scoperto Pithecusa (Ischia), stabilendo qui un importante scalo merci. Seguirono gli sbarchi degli Aurunci, degli Enotri e dei Greci giunti a Ponza tra l’ VIII ed il VII secolo, le cui opere a noi pervenute sono la Tomba a Ipogeo eretta sulla collina Guarini che si protende a picco sulla baia di Chiaia di Luna, la Grotta dei Geroglifici ubicata nella rada di Sant’Antonio, e l'acquedotto di Le Forna completato dai Romani; di possibile derivazione greca si pensa sia anche il toponimo Ponza, da Pòntos, Ποντος o Pontia, Ποντια.

Nel 312 a.C. l’isola pontina divenne colonia romana gioendo delle splendide opere artistiche ed architettoniche di cui non possiamo non annoverare il sistema idrico realizzato sfruttando la posizione geografica dell’isola nel Tirreno, a riguardo segnaliamo un acquedotto denominato le Grotte di Pilato, contraddistinto da numerose piscine collegate tramite canali per il ricambio delle acque, in cui venivano allevate murene, e di una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana.

Si conservano nel loro splendore le rovine di ville romane, la più famosa delle quali è posta sulla Collina della Madonna e risale al I secolo d.C., ed il relitto di un'antica galea romana, probabilmente naufragata nel I secolo d.C., che trasportava vasellame e provvigioni alimentari.

Visibili tutt’oggi lungo il golfo di Santa Maria, i resti dell’antica cinta muraria in opus reticolatum, e ciò che resta di due tunnel, di cui uno nei pressi di Giancos, ed il secondo lungo circa 170 metri, nei pressi di Santa Maria alla Cala di Chiaia di Luna, con pareti in opus latericium e reticolatum.

La presenza di una forte comunità cristiana risale ad un periodo antecedente al 537, anno a cui risale la morte di Papa Silverio a Ponza, dove venne esiliato per ordine dell’Imperatrice Teodora. Gli anni del Medioevo furono contraddistinti da una aspre lotte tra Longobardi, Bizantini, Goti, Visigoti, Vandali.

Il territorio isolano rappresentava oltre che un luogo sicuro per scampare alla morte, anche un paradiso di quiete ideale per la ricerca della pace dei sensi, meta prescelta da monaci ed eremiti, che si fecero fondatori di chiese e monasteri, tra cui la l’Abbazia Benedettina di Santa Maria.

Nell’anno 813 sbarcarono a Ponza i Saraceni, che dopo aver depredando l’abitato furono sconfitti da una Lega guidata da papa Giovanni X. Seguirono anni di rinascita grazie alla diffusione del monachesimo, di cui se ne fecero portatori i Benedettini, cui subentrarono i Cistercensi, artefici del Convento di Santa Maria, eretto sulle rovine di un’antica villa romana.
Quando gli Aragonesi concentrarono le mire espansionistiche sull'arcipelago i monaci cistercensi, già faticosamente provati dalle continue incursioni dei pirati, furono costretti ad abbandonare l’isola, che nel 1477, insieme alle altre isole dell’Arcipelago Pontino, furono date in enfiteusi al duca Ariano Alberico Carafa e ai conti Antonio Petrucci, di Policastro, e Aniello Arcamone, di Bonelli, per ordine di Sisto IV, allo scopo di favorire il ripopolamento del territorio.

La nuova fase di riorganizzazione dell’isola prevedeva anche una fase espansionistica, contrastata fortemente dall’arrivo delle scorrerie piratesche africane verificatesi nella prima metà del XVI secolo, tra cui ricordiamo il famoso sbarco nel 1543 di Khayr-ad-Din soprannominato Barbarossa, e l’attacco sferrato nel 1552 dai pirati di Dragut.
Nuovo attacco dei Saraceni nel 1650, che per l’occasione fecero saltare con barili di polvere da sparo la Torre di Guardia del porto.

Breve conquista di Ponza nel 1695 da parte dei Francesi, al fine di utilizzarla come avamposto navale per interrompere le comunicazioni tra il Regno di Napoli e la Spagna.
Nel 1696 l’isola con il Trattato di Rijswijk ritorna nelle mani dei Farnese.
Con la cessione nel 1734 di ogni diritto sui cespiti farnesiani da parte di Elisabetta Farnese al primogenito Carlo III di Borbone, furono consegnate altresì le Isole Pontine, che nel 1759 Ferdinando IV di Borbone decise di trasformare in floride colonie.

Al periodo compreso tra il 1768 e il 1770 risale la costruzione dei porti di Ponza e di Ventotene, ad opera del maggiore del genio Antonio Winspeare, coadiuvato dall’ingegnere Francesco Carpi.
Seguirono anni di forte crescita demografica con conseguente espansionismo territoriale, oltre ad un’intensa attività edificatoria – difensiva;  questo periodo risale la costruzione del Forte Papa, della strada di collegamento tra la cittadina ed il porto, della scalinata per giungere a Cala Inferno e della chiesa neoclassica dell’Assunta.

Nel 1775 iniziarono i lavori per la messa in opera del porto di Ponza, del nuovo molo con la lanterna, dell’abitazione del Governatore, dei magazzini, della chiesa neoclassica della Santissima Trinità e dell’edificio Governativo.

Negli anni della Rivoluzione Francese e della discesa di Napoleone in Italia, Napoli proclamò la Repubblica Partenopea, costringendo i Borboni a ritirarsi sotto la protezione della flotta inglese, alla stessa stregua Ponza aderì al governo repubblicano di Napoli.

Nel 1799 gli Inglesi sbarcarono a Ponza, stabilendo un’amministrazione borbonica, presieduta dal De Curtis, mentre nel 1806 i Francesi rioccuparono l’Italia meridionale.
Nel 1808 Murat elevò Ponza a Comune.

Cinque anni dopo gli Inglesi conquistarono l’isola guidati dall’ammiraglio Carlo Napier, ma per soli pochi anni perché nel 1815 con il Trattato di Vienna le isole pontine vennero riconsegnate ai Borbone, e Ponza trasformata in luogo di relegazione.

Nel 1857 sbarca sull’isola Carlo Pisacane, con lo scopo di reclutare volontari pronti a combattere per la liberazione del Cilento dall’oppressione borbonica, ma con esito negativo.
Nel 1861 dopo la sconfitta inflitta da Garibaldi, Ponza fu annessa al Regno d'Italia.
Nel 1904, forte dello sviluppo urbanistico, Ponza si forgia del primo collegamento estivo Span, Anzio-Ponza-Napoli, con il Lampo. Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale (1915/1918) l’isola risentì di un calo economico, e non di meno accadde durante il Secondo Conflitto Mondiale, quando per volere di Mussolini, divenne luogo di confino per gli oppositori più pericolosi al Fascismo.
Nel 1935 venne avviato lo sfruttamento del giacimento di bentonite a Le Forna, attivo fino al 1975, richiedendo l'esproprio di qualche terreno, ma nel contempo realizzando lavoro per centinaia di uomini, oltre ad un proficuo traffico marittimo per il trasporto del minerale in continente.
Nelle località di Frontone e di Capobianco vi furono anche delle miniere di perlite, attualmente dismesse.

Nel 1943 Ponza accoglie come prigioniero Mussolini, nel contempo a Ventotene si costituisce tra i confinati il cosiddetto "governo di Ventotene", che gestisce l'ormai ex confino dopo la caduta del fascismo. All'alba del 9 settembre dello stesso anno, Ventotene viene liberata dagli americani, dopo la resa della piccola guarnigione tedesca.

A partire dal 1950 e sino ai giorni nostri, Ponza è protagonista di un forte sviluppo dell’attività turistica, forte di un passato che attesta la sua forza a lottare senza mai arrendersi.